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Tre nuovi ingressi in Seminario


La vocazione è davvero un dono e un mistero! Mentre noi ci arrovelliamo in proposte di pastorale vocazionale pensando a modalità sempre nuove per “suscitare” risposte che in lingua corrente vorrebbe significare trovare nuove forze da arruolare, il Signore ci scompiglia i piani mandandoci giovani che non avevamo mai pensato! E’ chiaro che entrare in Seminario non significa essere ordinati preti l’indomani, il cammino di formazione è lungo e può mettere in crisi il candidato facendolo desistere dalla sua troppa certezza, rallentando il cammino o decidendo un tempo fuori dal Seminario, così come si potrebbe avere un cammino più sereno, fatto di difficoltà ordinarie e di crescita.


Ogni storia è differente poiché il rapporto che il Signore ha con noi è personalissimo e segue i ritmi della nostra corrispondenza, senza violenza alcuna. Tempi benedetti e fecondi se vissuti nella verità. Essere preti oggi non è per nulla semplice, forse non lo è mai stato, ma in passato la cultura e la società aiutavano per certi versi, oggi invece occorre “inventarsi” la modalità di presenza in una parrocchia. Molti infatti, per paura o per povertà, riprendono modelli antichi nella illusione di riproporre un modello sacrale ed essere “qualcuno” a motivo dell’ordinazione o del ruolo. In questo la cultura contemporanea ci sta aiutando molto nel riportarci con i piedi per terra: siamo cercati e stimati in base alla nostra umanità, alla trasparenza della nostra vita e non in base al nostro ruolo.

Siamo qualcuno nella misura in cui l’autorevolezza ci viene riconosciuta dalle persone e non per l’imposizione della nostra presunta autorità. Mentre ci aspettavamo l’ingresso di alcuni giovai che abbiamo seguito negli anni nella Comunità d’Accoglienza Vocazionale, siamo stati raggiunti da una novità inaspettata: alcuni che consideravamo certi non vogliono più entrare e chi non era stato neanche previsto chiede di essere ammesso in Seminario. Ecco la creatività dello Spirito che va di pari passo con la libertà dell’uomo: l’inizio della vocazione sta in uno squilibrio irrazionale motivano da amore e passione.

Occorre fidarsi e sognare in grande, abbandonarsi all’inatteso evitando di calcolare rischi e benefici. Questo ci hanno ricordato i tre ragazzi che abbiamo accolto in Seminario. Più in là conoscerete le loro storie, per ora ve li presento brevemente. Alessio Giudice ha 21 anni ed è originario della parrocchia di “Maria SS. del Carmine” in Gela. Ha fatto la sua esperienza di fede in parrocchia, come ministrante e nel Cammino Neocatecumenale, prima con il defunto parroco don Pippo Bentivegna e successivamente con il suo attuale parroco don Nunzio Samà.

Giacomo Pardo è coetaneo di Alessio, ha 21 anni ed è originario della parrocchia S. Giovanni Evangelista di Gela. Aiutato dal suo parroco don Giuseppe Siracusa, dopo due anni di giurisprudenza a Roma matura la sua decisione di entrare in Seminario. Calogero D’Anna, 26 anni, fa parte della parrocchia del SS. Salvatore di Riesi. Dopo un’esperienza iniziale nella parrocchia del S. Rosario della sua Città, si trasferisce a Pavia dove lavora come sagrista. In questi anni è stato seguito da alcuni presbiteri di Padova e dal padre spirituale del Seminario don Salvo Rindone e quest’anno è stato accolto in Seminario. La nostra Comunità quest’anno è arricchita anche dalla presenza di un seminarista dell’Arcidiocesi di Agrigento, Mattias Lo Pilato, che vivrà con noi l’anno formativo.

Il Seminario è una realtà viva fatta di persone, ciascuno con le loro storie ed è contrassegnata dalla giovinezza e dalla forza del desiderio e del sogno di essere annunciatori del Vangelo in una Chiesa che cambia sempre più. Li affido alle vostre preghiere, così come tutta la nostra Comunità, per essere, tutti noi, capaci di intercettare la voce tenue dello Spirito ed ascoltarla.

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